Visti sul web è la rubrica in cui analizzo video, spot e contenuti trovati sul web che mi hanno ispirato. |
Secondo il New York Times si stima che entro il 2030 la condivisione di immagini sui social svolgerà un ruolo fondamentale nel panorama dei crimini digitali: due volte su tre, infatti, la causa di un furto di identità si potrà attribuire allo sharing di contenuti visuali sui social media. Si tratta di un problema serio, di cui chi naviga sul web deve avere consapevolezza soprattutto quando in ballo c’è l’immagine di bambini, ragazzi o minorenni.
Non sono solo i giovani ad andare incontro a un utilizzo ingenuo del web ma, soprattutto, i genitori. Guardiamo alla nostra “piccola bolla social”: quanti amici abbiamo che, senza pensarci troppo, postano foto su foto dei propri figli? Pensiamo più in grande: la più famosa influencer italiana, Chiara Ferragni, è riuscita a fare un business anche dei reel in cui sono protagonisti i suoi bambini. Persone comuni o vip, sono tanti i genitori che rischiano di esporre i propri figli sul web a minacce in fatto di privacy e sicurezza. Questi rischi includono la profilazione illecita da parte di fornitori di dati, possibili attacchi informatici, utilizzo del riconoscimento facciale, minacce legate alla pedofilia.
Per sensibilizzare i genitori sull’importanza di evitare che i bambini diventino vittime di reati informatici a loro insaputa, Deutsche Telekom – la più grande azienda di telecomunicazioni della Germania e d'Europa – da qualche anno si impegna a promuovere l’alfabetizzazione digitale attraverso varie iniziative tra cui campagne di marketing parecchio efficaci. Una delle ultime, memorabile, si chiama #ShareWithCare, e usa proprio la nemica numero uno del momento – l’Intelligenza Artificiale - per realizzazione uno spot il cui scopo è sensibilizzare il pubblico sull'importanza di gestire responsabilmente foto e dati dei minori. Curioso? Scoprila in questo nuovo appuntamento con Visti sul Web.
La campagna #ShareWithCare di Deutsche Telekom
La campagna di Deutsche Telekom, affidata all’agenzia adam&eve di Berlino e a DDB Germany, ha al centro uno spot diretto dal regista tedesco Sergej Moya. Prima di essere calati nel vivo dell’advertising a scopo sociale, il video ci mette al corrente del fenomeno dello sharenting (parola composta da share, condividere, e parenting, essere genitori): la pratica per cui mamma e papà postano online foto, video e dettagli della vita dei propri figli. Dopo questo chiarimento, lo spot inizia in atmosfere distopiche degne di una puntata di Black Mirror: vediamo, infatti, i genitori di Ella – una bambina di 9 anni – recarsi al cinema; sullo schermo della sala, però, li aspetta niente meno che… Ella stessa, ma in una versione digitale adulta realizzata grazie all’AI partendo da un riconoscimento facciale e realizzando un deepfake (tra un attimo vi spiegherò di cosa si tratta).
È lei che, seduta su una sedia, dallo schermo avverte i genitori delle conseguenze che la condivisione delle sue immagini online può avere sulla sua sicurezza di bambina e sul suo futuro di donna con un’identità online. Dal rischio che le proprie fotografie arricchiscano database pedopornografici alla possibilità che la voce di Ella sia campionata per realizzare truffe ai danni degli stessi genitori, sino al pericolo che il suo viso finisca su documenti falsi. Insomma: il panorama dei rischi online è vasto e trova rappresentazione nella breve clip. Certo, se non fosse per la tecnologia che viene esibita in questo spot, il risultato non sarebbe forse così sconvolgente.
Come è stata realizzata la campagna #ShareWithCare
Molto spesso, per renderci conto dei rischi di una tecnologia dobbiamo vederla in azione… nella sua peggiore forma. È quello che fa lo spot #ShareWithCare: sul volto dell’attrice che nel video interpreta Ella sono state applicate le più inquietanti tecniche di manipolazione visiva che utilizzano AI. Una è la facial recognition, che comporta l'identificazione o la verifica degli individui in base alle loro caratteristiche facciali uniche. Si tratta di una forma di autenticazione biometrica che analizza i modelli facciali - come la distanza tra gli occhi, la forma del naso e il contorno del viso - per creare una rappresentazione digitale del volto di una persona, spesso chiamata template.
A partire da questa “impronta facciale”, la seconda tecnologia applicata nello spot è l'invecchiamento tramite Intelligenza Artificiale: questa tecnica utilizza algoritmi di apprendimento automatico per generare immagini o video di come una persona potrebbe sembrare in futuro, con l'obiettivo di simulare l'effetto dell'invecchiamento naturale sul volto e sul corpo.
Infine, ecco il deepfake: utilizzando la tecnologia dell'apprendimento automatico (deep learning), è possibile manipolare e sostituire il volto di una persona in un video esistente con il viso di un'altra, creando un risultato finto (fake) ma convincente. In questo modo protagonista del video è la Ella adulta, più realistica che mai, che parla ai suoi genitori.
Volete sapere una curiosità? Questa campagna è un unico: per la prima volta un deepfake è l’immagine virtualmente invecchiata di una bambina di 9 anni che agisce e discute come una donna adulta. Il risultato è eccezionale, sconvolgente. E sono certo che, dopo avere visto lo spot, qualunque genitore si farà due domande sulla gestione dell'immagine dei propri figli sul web.
Conoscevi questa campagna e le tecnologie di manipolazione visiva che utilizzano AI? Hai un'opinione sul tema delle immagini dei bambini sul web? Partecipa alla discussione nei commenti qui sotto oppure contattami. Sono curioso!