DeepSeek ha rivoluzionato il mercato globale dell'AI dimostrando ai competitor occidentali che si può sviluppare un modello di intelligenza artificiale con risorse limitate. Ma quali problemi pone l'AI cinese in fatto di sicurezza e etica?
Immagina un’intelligenza artificiale che spunta dal nulla – o quasi – e in pochi mesi diventa un nome sulla bocca di tutti, da Pechino a Silicon Valley. Forse ne hai sentito parlare: si chiama DeepSeek, una creatura tecnologica nata in Cina che sta riscrivendo le regole del gioco dell’AI. Con modelli avanzati come DeepSeek-R1, questa startup ha conquistato l’attenzione globale grazie alla sua capacità di competere con giganti come GPT-4 di OpenAI, offrendo soluzioni che spaziano dalla sanità ai trasporti, dall’educazione alla finanza. È gratuita, potente, accessibile. Ma c’è un “ma”.
Mentre in Cina viene celebrata come simbolo di orgoglio nazionale, altrove – soprattutto negli Stati Uniti – DeepSeek è vista con sospetto. Perché? I suoi metodi di gestione dei dati sollevano interrogativi inquietanti: chi controlla davvero le informazioni che raccoglie? E se il governo cinese potesse sbirciare nelle conversazioni degli utenti? A questo si aggiunge un altro nodo: il modo in cui l’IA filtra – o censura – certi temi sensibili. Insomma, DeepSeek non è solo una rivoluzione tecnologica, è anche un caso geopolitico che divide il mondo. Sei curioso di saperne di più? Preparati: questo articolo ti porterà nel cuore di una storia che mescola innovazione, ambizione e qualche ombra scomoda.

1. Come Nasce DeepSeek, l’AI Cinese: la Storia di Liang Wenfeng
Fondata nel 2023 a Hangzhou da Liang Wenfeng, l'azienda si è posta l'obiettivo di sviluppare modelli di AI avanzati e accessibili, sfidando i colossi tecnologici occidentali. Ma chi è Liang Wenfeng? Nato nel 1985 nel villaggio rurale di Mililing, nella provincia del Guangdong, Liang ha mostrato fin da giovane un forte interesse per la tecnologia e l'innovazione. Dopo la laurea in ingegneria elettronica presso l'Università di Zhejiang e un master in ingegneria dell'informazione e della comunicazione nel 2010, ha iniziato a lavorare su algoritmi di tracciamento degli obiettivi basati su telecamere PTZ a basso costo, dimostrando un precoce interesse per l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico. Nel 2013 ha co-fondato Hangzhou Yakebi Investment Management iniziando a lavorare sull’integrazione dell'AI con il trading quantitativo e altre società che hanno come focus l'uso della matematica e dell'AI per gli investimenti.
Nel 2023 Liang ha fondato DeepSeek e la startup ha rapidamente attirato l'attenzione globale con un impatto significativo sul mercato tecnologico di tutto il mondo: il suo lancio ha infatti causato una perdita di oltre 1 trilione di dollari in capitalizzazione di mercato tra le rivali statunitensi (OpenAI, Google) e sollevato preoccupazioni riguardo all'accesso della Cina ai chip Nvidia. Intanto, in patria Liang è celebrato come un eroe nazionale: la sua storia - nato da una famiglia contadina, diventato un genio dell'ingegneria, fondatore di una azienda che rivoluziona il mercato e sfida l'Occidente - è considerata simbolo del sogno cinese e del progresso tecnologico del paese. Il suo villaggio natale, Mililing, è diventato meta di turismo con le imprese locali che capitalizzano sulla sua fama. Ma dietro il mito c’è una domanda: fino a dove può spingersi questa ambizione?
2. DeepSeek: Come Funziona e Perché la sua Gratuità Spaventa la Concorrenza
DeepSeek sta dando filo da torcere a nomi come ChatGPT di OpenAI e persino ai sistemi premium di Google e Anthropich. L'IA cinese ha le carte in regola per competere, e lo fa con un vantaggio che fa tremare i rivali: è gratis. Mentre i modelli a pagamento ti chiedono di tirar fuori il portafoglio – 20 dollari al mese per ChatGPT Plus, o cifre simili per accedere alle versioni Pro di Claude o Gemini – DeepSeek propone la stessa efficienza gratuitamente. Partiamo dalle basi: cosa sa fare DeepSeek-R1? Se lo metti alla prova, scopri un’IA che non si tira indietro davanti a nulla. Vuoi una spiegazione dettagliata di un problema di algebra avanzata? Te la serve su un piatto d’argento, con passaggi chiari e precisi, spesso superando GPT-4 in test come GSM8K, dove la matematica diventa un banco di prova spietato. Hai bisogno di codice? DeepSeek scrive righe pulite in Python, Java o C++. Nei benchmark come MMLU (Massive Multitask Language Understanding), che misurano la conoscenza generale, R1 si piazza a pochi punti dai leader, e in alcuni casi – come il ragionamento logico o la comprensione di testi tecnici – li guarda dall’alto in basso.
E non dimentichiamo la sua versatilità: Deepseek può generare testi creativi, tradurre in decine di lingue con una fluidità sorprendente e persino analizzare pdf e dati complessi, rendendolo un alleato prezioso per studenti, sviluppatori e aziende.
Anche se DeepSeek è gratuito per gli utenti finali ci sono delle sfumature. Primo: l’accesso diretto tramite il sito o l’app ha dei limiti pratici. Dopo il boom di popolarità, i server gratuiti spesso si intasano, mostrando messaggi come “Server occupato, riprova più tardi”. Alcuni utenti su X hanno lamentato che, nei momenti di picco, diventa quasi inutilizzabile senza pazienza infinita. Secondo: esiste un’API ufficiale per sviluppatori, e questa non è del tutto gratuita. Se vuoi integrare DeepSeek in un’app o un progetto tuo, puoi usare l’API base senza costi fino a un certo punto, ma per un uso intensivo o stabile – tipo migliaia di richieste al giorno – c’è un piano a pagamento. I prezzi? Bassissimi rispetto alla concorrenza: a febbraio 2025, si parla di 0,27 dollari per milione di token in input e 1,10 dollari per l’output, una frazione di quanto chiedono OpenAI o Anthropic. Non è una “versione Pro” nel senso classico, ma un servizio opzionale per chi ha esigenze specifiche.
Certo, non è tutto perfetto. Rispetto ai modelli premium, DeepSeek genera solo testo (niente foto o video) , e mostra qualche crepa. Uno dei talloni d’Achille è la velocità: a volte, inserendo un prompt testuale, si inceppa, con ritardi o errori che bloccano la richiesta e costringono a ripartire da zero – un dettaglio frustrante se sei di fretta. Poi c’è la censura: su temi politici o storici sensibili, come il massacro di Tiananmen, non aspettarti verità scomode; o tace, o serve risposte filtrate, rendendolo meno affidabile per chi cerca un’IA senza briglie come ad esempio Grok di Elon Musk. La gestione dei dati, inoltre, è un’ombra pesante: mancano garanzie chiare sulla privacy, un punto dove i rivali occidentali – con le loro policy trasparenti, almeno in superficie – sembrano avere un vantaggio. E infine la raffinatezza: GPT-4, forte dei suoi trilioni di parametri e anni di perfezionamento, sfoggia un’eleganza conversazionale che DeepSeek non sempre raggiunge, soprattutto nei dialoghi lunghi. Eppure, questi difetti sfumano quando consideri il piatto della bilancia: un’IA gratuita, potente, che per molti compiti – dal codice alla matematica – tiene testa ai giganti a pagamento senza battere ciglio. Per chi vuole versatilità e accessibilità senza svuotare il portafoglio, DeepSeek è una scelta che fa tremare la concorrenza, e non solo per il prezzo zero. È la dimostrazione che l’innovazione non vive solo di miliardi o abbonamenti: a volte, basta una visione lucida e un pizzico di audacia.

3. DeepSeek e l'analisi dei PDF: Vantaggi e Limitazioni
Partiamo dai vantaggi. Se hai un PDF testuale – pensa a un contratto, un report aziendale o un saggio accademico – questa IA lo affronta con una voracità sorprendente. Puoi caricarlo direttamente sul sito ufficiale o tramite l’app, e in pochi secondi te lo scompone. Il limite di dimensione è generoso: fino a 100 MB, che tradotto significa centinaia di pagine, a seconda di quanto testo e formattazione ci sono dentro. Per fare un confronto, ChatGPT nella versione gratuita si ferma a 10 MB, mentre Grok, l’IA di xAI, non consente neppure l'upload. Ma non è solo questione di quantità: DeepSeek eccelle anche nella qualità dell’analisi. Se gli dai un PDF pieno di dati – magari un bilancio aziendale o un articolo scientifico – sa estrarre numeri, concetti chiave e persino rispondere a domande specifiche tipo “Qual è il fatturato del Q3?” o “Cosa dice l’autore sulla sostenibilità?”. In test come MMLU, che misurano la comprensione generale, DeepSeek si piazza vicino a GPT-4, e questo si riflette anche nella sua abilità di distillare informazioni da documenti complessi. Per studenti, ricercatori o professionisti che vogliono risparmiare ore di lettura, è un alleato che sembra quasi troppo bello per essere vero.
Rispetto a rivali come ChatGPT Plus o Claude, che nella versione a pagamento gestiscono anche PDF con immagini grazie a strumenti OCR avanzati, DeepSeek resta indietro.
Eppure, ogni medaglia ha il suo rovescio, e DeepSeek non fa eccezione. Il primo limite salta fuori quando il PDF smette di essere solo testo e diventa un mix di immagini, tabelle o scansioni. Qui l’IA cinese inciampa: non ha capacità OCR (riconoscimento ottico dei caratteri) integrate, quindi un documento scansionato – come una pagina di un vecchio libro o una fattura fotografata – è un muro invalicabile. Se il testo è “intrappolato” in un’immagine, DeepSeek lo ignora, lasciandoti con un pugno di mosche. Poi c’è la questione della stabilità. Essendo gratuito, DeepSeek si appoggia a server che, con l’enorme afflusso di utenti giornalieri, a volte cedono. Carichi un PDF da 50 MB e ti ritrovi con un “Server occupato, riprova più tardi”. Non è un limite del file in sé, ma dell’infrastruttura: un prezzo da pagare per non pagare un prezzo. E se il tuo PDF è in una lingua meno comune o pieno di tecnicismi di nicchia, la comprensione potrebbe vacillare: DeepSeek è un campione con l’inglese e il cinese, ma perde smalto su idiomi meno battuti o jargon ultra-specialistici, dove GPT-4, con anni di dati alle spalle, mantiene un vantaggio. Infine, la censura: se il PDF tocca temi sensibili – politica cinese, diritti umani – aspettati risposte filtrate o silenzi imbarazzati, un’eredità del suo DNA orientale che lo rende meno affidabile di un Grok senza briglie. DeepSeek non è perfetto, ma per quello che offre senza chiederti nulla in cambio, resta una spina nel fianco per la concorrenza a pagamento.

4. Perché DeepSeek è Così Innovativa
DeepSeek-R1 ha mostrato prestazioni superiori in test con modelli ottimizzati per il processamento del linguaggio naturale e nell’analisi di dati complessi, soprattutto confrontata con altri modelli di linguaggio contemporanei come GPT-4 di OpenAI. Ma l'innovazione tecnologica non finisce qui: il modello di AI open-source cinese ha 671 miliardi di parametri ma è stato costruito utilizzando 2.048 GPU Nvidia H800 a un costo di 5,6 milioni di dollari. Per capire la differenza, GPT-4 nel 2023 ha richiesto 100 milioni di dollari e dieci volte la potenza computazionale del rivale orientale. Ecco perché l’approccio di Liang è arrivato a sfidare i concorrenti statunitensi: DeepSeek ha dimostrato che si possono sviluppare modelli di AI incredibilmente potenti con risorse più limitate. È come se un cuoco di campagna preparasse un piatto da stella Michelin con ingredienti da supermercato: non solo funziona, ma lascia tutti a bocca aperta. Questa leggerezza lo rende accessibile non solo a livello economico, ma anche pratico: aziende con risorse limitate, startup con budget risicati o persino hobbisti con un PC decente possono scaricarlo, modificarlo e integrarlo nei loro progetti. È un’IA democratica, un’arma nelle mani di chi non può permettersi i giocattoli costosi di Big Tech.
Ma non è solo una questione di numeri. C’è infatti un dettaglio che cambia tutto: DeepSeek è open-source. Questo significa che chiunque – sviluppatori, aziende, persino hobbisti – può accedere al codice e adattarlo alle proprie esigenze. Mentre ChatGPT e soci tengono i loro segreti ben custoditi dietro API a pagamento, DeepSeek apre le porte: il codice è lì, visibile, modificabile. Vuoi adattarlo per un’app specifica? Puoi. Vuoi eliminare un bug o aggiungere una funzione? Nessuno ti ferma. Questa trasparenza – almeno sul piano tecnico – è un vantaggio enorme per sviluppatori e ricercatori, che con i modelli closed-source devono accontentarsi di quello che gli viene servito. In Cina, il modello è diventato un pilastro per settori come l’automotive (pensa alle auto a guida autonoma) e la medicina (diagnosi assistite da IA). Persino le agenzie governative lo hanno abbracciato, spesso più per patriottismo che per reale necessità.
L’innovazione di DeepSeek sta proprio qui: non è solo un’IA potente, è un’IA democratica, pensata per diffondersi rapidamente. Ma questa apertura ha un prezzo: apre la porta a utilizzi imprevedibili e, come vedremo, a controversie che vanno oltre la tecnologia.

5. DeepSeek è Dappertutto: l’Integrazione nelle Aziende
Se pensi che DeepSeek sia confinata a un laboratorio di Hangzhou, ti sbagli di grosso. In meno di due anni, questa IA si è infilata ovunque, come un filo invisibile che collega industrie e vite quotidiane. In Cina, le aziende automobilistiche la usano per migliorare i sistemi di navigazione autonoma: immagina un’auto che non solo “vede” la strada, ma prevede il traffico con una precisione spaventosa. Nel settore medico, ospedali e startup stanno integrando DeepSeek per analizzare TAC e referti, riducendo i tempi di diagnosi e – in teoria – salvando vite. Non si ferma qui. Le società finanziarie la sfruttano per modellare previsioni di mercato, mentre le piattaforme educative la usano per creare tutor virtuali personalizzati.
Persino i negozi online cinesi, come quelli di e-commerce, la impiegano per suggerire prodotti in base alle emozioni espresse nelle recensioni degli utenti. È un’adozione capillare, quasi frenetica, che ha trasformato DeepSeek in un fenomeno culturale oltre che tecnologico. Ma c’è un lato curioso: non tutte le aziende lo scelgono per pura efficienza. Alcune lo adottano come “bandiera” di orgoglio nazionale, un modo per dire: «Noi cinesi possiamo farcela». Altre lo fanno per cavalcare l’onda del trend, senza nemmeno sfruttarne tutto il potenziale. È open-source, dopotutto: scaricarlo è facile, capirlo meno. E fuori dalla Cina? Alcune startup europee e asiatiche stanno iniziando a sperimentarlo, ma con cautela, spaventate dalle ombre che questa IA porta con sé.

6. Le Controversie Legate a DeepSeek
Tutta Nvidia? Scusate, battutaccia. Tornando seri, l’ascesa di DeepSeek ha suscitato preoccupazioni di ogni genere a livello internazionale e l'AI cinese è subito diventata protagonista di polemiche. Negli USA l'amministrazione Trump sta considerando di vietare l'uso del chatbot di intelligenza artificiale cinese DeepSeek sui dispositivi governativi statunitensi a causa di possibili danni alla sicurezza nazionale: si teme, infatti, che DeepSeek rappresenti una minaccia anche maggiore di TikTok, il più popolare social cinese, a causa della quantità di dati degli utenti che raccoglie e memorizza su server cinesi, soggetti a leggi che li obbligano a condividere informazioni con il governo. Inoltre è stato osservato che, nelle risposte agli utenti, DeepSeek censuri attivamente argomenti politicamente sensibili in Cina, come il massacro di Piazza Tiananmen del 1989 o la repressione degli Uiguri. Cosa succede, precisamente? In presenza di tali questioni, il chatbot si rifiuta di rispondere o fornisce risposte allineate alla propaganda governativa cinese. Si tratta di meccanismi di censura integrati nel modello e difficili da rimuovere, anche nella versione open-source.
Come se non bastasse, nel gennaio 2025 DeepSeek ha subito una grave violazione dei dati, esponendo oltre un milione di record sensibili, tra cui cronologie delle chat degli utenti, chiavi API e dettagli dei sistemi interni. Questa falla è stata scoperta dalla società di sicurezza informatica Wiz Research, che ha evidenziato come i dati fossero accessibili senza autenticazione, mettendo a rischio la privacy degli utenti e la sicurezza dell'azienda. Insomma: DeepSeek rappresenta un esempio lampante dell'avanzamento tecnologico cinese nel campo dell'intelligenza artificiale ed è affascinante osservarne l’ascesa nel panorama tecnologico globale. Tuttavia, le preoccupazioni riguardanti la sicurezza dei dati e le implicazioni geopolitiche evidenziano la necessità di un equilibrio tra progresso tecnologico e considerazioni etiche. Sarà davvero possibile?

7. Il Futuro di DeepSeek
DeepSeek potrebbe diventare il simbolo di una rivoluzione tecnologica globale o inciampare sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. Liang Wenfeng, il cervello dietro tutto questo, non ha intenzione di fermarsi. In una recente intervista a un magazine tech di Shanghai, ha lasciato cadere un indizio: DeepSeek-R2 è in lavorazione, un modello che promette di spingersi oltre, con un numero di parametri che potrebbe sfiorare il trilione e capacità multimodali da far girare la testa. Non solo testo, ma immagini, audio, video e persino dati sensoriali, tutto intrecciato in un’unica intelligenza capace di “vedere” il mondo come mai prima d’ora. L’obiettivo dichiarato? Superare ogni rivale occidentale entro il 2030, da GPT-5 a qualsiasi cosa Google stia preparando nei suoi laboratori segreti. Ma non è solo una questione di ambizioni. Il futuro di DeepSeek dipende da come riuscirà a navigare acque sempre più agitate. Pensiamo alla geopolitica: gli Stati Uniti stanno stringendo le maglie sull’export di chip avanzati come gli Nvidia H100, vitali per addestrare modelli di questa portata. Se la Cina perdesse l’accesso a queste risorse, DeepSeek potrebbe trovarsi con le mani legate, costretta a inventare soluzioni alternative – magari meno potenti, magari geniali. E poi c’è la fiducia, un tema che torna come un’eco insistente.
Dopo la violazione dei dati del gennaio 2025, quando oltre un milione di record sono finiti alla mercé di chiunque, aziende e utenti si chiedono: possiamo davvero affidarci a questa IA? Immagina un ospedale che usa DeepSeek per diagnosticare pazienti: cosa succede se un altro leak espone cartelle cliniche sensibili? O un’azienda che basa le sue strategie su R1: chi garantisce che i competitor non mettano le mani sui suoi segreti?
Eppure, c’è chi vede un riscatto all’orizzonte. Se DeepSeek riuscisse a rafforzare la sicurezza – magari con un team internazionale di esperti – e a dimostrare una reale indipendenza dal governo cinese, potrebbe conquistare anche i mercati occidentali. Pensiamo all’Europa, dove la fame di alternative open-source a Big Tech è palpabile. In Cina, invece, continuerà a crescere. Ma il vero banco di prova sarà globale. Potrebbe persino nascere una versione “ibrida” di DeepSeek, adattata alle leggi sulla privacy occidentali, un ponte tra Est e Ovest. E se guardiamo più lontano? Alcuni futurologi azzardano scenari da fantascienza: DeepSeek che guida città intelligenti, coordina flotte di droni, o diventa il cuore di un’educazione personalizzata per milioni di studenti. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: più si espande, più cresceranno i timori di sorveglianza e controllo. Il futuro di DeepSeek non è solo una questione di codice e chip: è una storia di equilibri, tra innovazione e responsabilità, tra sogni e paure. Una cosa è certa: continuerà a far parlare di sé, che ci piaccia o no.

8. Non Solo DeepSeek: la Cina Fa di Nuovo Centro con Manus
Mentre il mondo è ancora impegnato a decifrare l’IA di Liang Wenfeng, un’altra stella sta sorgendo nel firmamento tech di Shanghai: Manus. Lanciata nel 2024 da un gruppo di ingegneri robotici e scienziati dei dati, Manus è un agente IA autonomo che non vive nei server e non ha bisogno di interagire con gli utenti. Mentre R1 di Deepseek elabora parole e dati nel cloud, Manus vive nel mondo fisico, con sensori, attuatori e un cervello che impara dall’ambiente. Pensa a un braccio robotico in una fabbrica: non si limita a ripetere gesti meccanici, ma “capisce” cosa sta facendo. Se un pezzo è difettoso, lo riconosce al volo, cambia strategia e avvisa il sistema senza bisogno di un supervisore umano. Mentre R1 di Deepseek elabora parole e dati nel cloud, Manus vive nel mondo fisico, con sensori, attuatori e un cervello che impara dall’ambiente. Ma c’è un lato oscuro, come sempre. Le voci su possibili usi militari si moltiplicano: droni autonomi che pattugliano confini, sistemi di sorveglianza che identificano minacce, persino robot da combattimento che potrebbero cambiare le regole della guerra. Il governo tace, ma gli analisti occidentali non dormono sonni tranquilli: e se Manus fosse più di un’alleata per l’industria?
A complicare le cose c’è la questione delle infrastrutture. Manus si appoggia a una rete di server, sensori e chip tutti made in China, una scelta strategica ma vulnerabile. Se gli Stati Uniti decidessero di stringere ancora di più il cappio sulle esportazioni tecnologiche – come già fatto con Nvidia – il progetto potrebbe subire un duro colpo. Eppure, la Cina sta correndo ai ripari: i chip locali, come quelli di Huawei o SMIC, stanno migliorando a vista d’occhio, e l’autosufficienza è diventata una parola d’ordine. Aggiungici un mercato interno da 1,4 miliardi di persone, affamate di innovazione, e capisci perché Manus non ha bisogno di guardare troppo lontano per prosperare. DeepSeek e Manus sono solo i primi nomi di una lista che si allunga ogni giorno, segnali di un Dragone che non vuole più inseguire, ma dettare il passo. La domanda non è se la Cina continuerà a sorprendere, ma come il resto del mondo risponderà a questa marea montante.

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