Da Sean Baker a Danny Boyle: chi sono gli autori dei film, passati nei festival internazionali, applauditi dalla critica e amati dal pubblico, girati con lo smartphone.
Negli ultimi anni, il cinema ha vissuto una piccola grande rivoluzione: il set si è ristretto, le cineprese si sono fatte leggere e lo smartphone è diventato… una macchina da presa! Ebbene sì, il nostro fedele compagno di tasca è riuscito a conquistare anche i registi, aprendo nuove strade alla creatività. E non parliamo solo di sperimentazioni artistiche o cortometraggi: parliamo di veri e propri film, passati nei festival internazionali, applauditi dalla critica, amati dal pubblico e giunti nelle sale cinematografiche. Questa trasformazione ha avuto un impatto profondo non solo sul modo di fare cinema, ma anche sull’idea stessa di produzione cinematografica. Se prima girare un film significava muovere troupe, attrezzature costose e interi camion di materiale, oggi è possibile raccontare storie intense e visivamente potenti con uno strumento che sta letteralmente nel palmo della mano.
Questo ha permesso a tanti filmmaker indipendenti, ma anche a registi affermati, di riscoprire un approccio più essenziale, immediato e autentico. La democratizzazione del mezzo ha favorito la nascita di opere che non solo sfidano i canoni produttivi tradizionali, ma che riescono anche a emergere grazie a uno sguardo più intimo e spesso più vicino alla realtà. Ma chi sono questi pionieri del “cinema mobile”? Quali film hanno realizzato? E soprattutto, perché hanno scelto di girare con un iPhone o uno smartphone, quando avrebbero potuto accedere a mezzi ben più sofisticati? In questo articolo scopriamo i nomi, i titoli e le motivazioni dietro alcune delle opere più sorprendenti nate da questa nuova frontiera del linguaggio cinematografico.

1. Un Vero Indipendente: Sean Baker, Tangerine (2015)
Oggi è universalmente riconosciuto per Anora, il film che nel 2025 ha conquistato ben cinque premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. Ma Sean Baker, già acclamato con Un sogno chiamato Florida (2017), è uno di quei registi che hanno sempre mantenuto un piede ben saldo nel cinema indipendente, sia nei temi che nei mezzi. Con Tangerine, presentato al Sundance Film Festival nel 2015, ha scioccato pubblico e critica: il film era stato girato interamente con un iPhone 5s. Nessun budget milionario, nessuna camera RED, nessuna attrezzatura hollywoodiana o l'uso di effetti visivi: solo uno smartphone, una lente anamorfica Moment e una app di terze parti (FiLMiC Pro) per avere più controllo sull’immagine.
La storia, che segue una giornata intensa e tragicomica nella vita di due sex workers transgender a Los Angeles, è cruda, sincera, pulsante. Baker non ha mai fatto mistero del suo considerarsi un regista indipendente e di intendere il cinema come libero dai vincoli delle major (anche di quelle tecnologiche, come Kodak o FotoKem). Inoltre, non ha cercato di mascherare i limiti dello strumento: li ha usati a suo favore, trasformando la spontaneità e la portabilità del telefono in un vantaggio narrativo e stilistico. Più che un esercizio tecnico, Tangerine è stato un atto politico e poetico: il rifiuto delle logiche produttive dominanti in favore di una libertà creativa assoluta. Del resto, anche la struggente scena finale di Un sogno chiamato Florida è stata girata con un iPhone 6S Plus, a dimostrazione di come per Baker lo smartphone non sia solo un mezzo di fortuna, ma una vera scelta registica. Il successo ottenuto al Sundance Film Festival – e il successivo ingresso nelle sale e nei circuiti internazionali – ha segnato un punto di svolta nel riconoscimento ufficiale del cinema mobile.

2. Il Pioniere Steven Soderbergh con Unsane (2018)
Se pensavate che solo i registi indipendenti osassero girare con lo smartphone, vi sbagliate. Anche Steven Soderbergh, premio Oscar per Traffic e autore di blockbuster come Erin Brockovich e la serie degli Ocean’s, ha deciso di sperimentare con l’iPhone. Con Unsane (2018), thriller psicologico interpretato da Claire Foy e girato con un iPhone 7 Plus, Soderbergh ha esplorato un’estetica volutamente disturbante, quasi claustrofobica. La narrazione – una donna rinchiusa contro la sua volontà in un ospedale psichiatrico – si riflette visivamente nella grana e nei limiti dello smartphone, che diventano metafora della prigionia e della paranoia. Ma non è stato un caso isolato.
L’anno successivo, Soderbergh ha rilanciato con High Flying Bird, prodotto da Netflix e girato con un iPhone 8: un film dialogato e brillante sul mondo dello sport professionistico, che dimostra quanto anche il cinema “di parola” possa trarre beneficio dalla flessibilità del mobile filmmaking. Il regista ha dichiarato che la leggerezza, la velocità di setup e la possibilità di muoversi liberamente con la macchina da presa lo hanno spinto a non tornare più indietro: «Questa è la fine delle cineprese tradizionali per me», ha affermato. Un'affermazione forte, che ha contribuito a consolidare lo smartphone come strumento professionale.

3. Elogio della leggerezza: Claude Lelouch e La Vertu des Impondérables (2019)
Nel cuore dell’Europa, un altro maestro del cinema ha abbracciato la filosofia della “camera leggera”. Claude Lelouch, regista francese vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1966 per Un uomo, una donna, ha scelto di girare La Vertu des Impondérables (2019) con un iPhone X. Per Lelouch, il passaggio allo smartphone non è stato solo un esperimento tecnologico, ma un ritorno a un’idea più agile, quasi “guerrigliera”, del fare cinema. E non si tratta neppure della sua prima volta: sempre nello stesso anno con I migliori anni della nostra vita (Les plus belles années d’une vie), Lelouch ha girato circa un quarto del film – venti minuti su novanta – con un iPhone, un’audace scelta tecnica che ha sorpreso pubblico e critica.
La possibilità di riprendere in modo discreto, senza interferire con le performance degli attori o con il ritmo delle scene, ha regalato a Lelouch una libertà espressiva che ricordava i primi anni della Nouvelle Vague. Il regista ha più volte affermato che la leggerezza e la discrezione dello smartphone ha rappresentato una “liberazione del cinema”. Un cinema fatto di intuizione, improvvisazione e ascolto. Un piacere che, in tempi di produzioni sempre più strutturate e controllate, rischia di andare perduto.
4. Searching for Sugar Man (2012) di Malik Bendjelloul, un piccolo cult
Anche se non tutto il film è stato girato con un iPhone, vale la pena citare Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul, perchè rappresenta uno degli esempi più significativi di come uno smartphone possa letteralmente salvare un film. Il documentario, che racconta la straordinaria storia del musicista Sixto Rodriguez, era quasi completo quando Bendjelloul si trovò a corto di fondi.
Invece di interrompere la produzione, decise di continuare a girare alcune sequenze utilizzando il proprio iPhone 4S, impiegando l'app 8mm Vintage Camera per ottenere un’estetica in linea con il resto del materiale, girato su Super 8 e altri supporti analogici. Il risultato? Un'opera coesa, premiata con l'Oscar al Miglior Documentario nel 2013. È la dimostrazione che, al di là delle tecnologie impiegate, ciò che conta davvero è la forza della storia e la determinazione con cui la si racconta. Per Bendjelloul, l’iPhone ha rappresentato più di uno strumento di emergenza: è diventato parte integrante del linguaggio visivo di un film.

5. Madness in the Method (2019) è metacinema low-budget
Con Madness in the Method, Jason Mewes, celebre per il ruolo di Jay nel duo Jay & Silent Bob creato da Kevin Smith, ha fatto il suo debutto alla regia nel 2019, scegliendo un approccio audace e anticonvenzionale: girare gran parte del film con un iPhone XS. Questa commedia nera, impregnata di metacinema, è una satira pungente sul mondo di Hollywood e sulla vita degli attori di culto che lottano per reinventarsi. Mewes interpreta una versione esasperata di sé stesso, affiancato da un cast eclettico che include Kevin Smith, Stan Lee (in uno dei suoi ultimi cameo), Danny Trejo e Teri Hatcher.
L’uso dell’iPhone XS non è solo una scelta pratica per contenere i costi di un progetto a basso budget, ma diventa parte integrante dell’estetica del film.
Le inquadrature crude e dirette, spesso volutamente caotiche, evocano un senso di immediatezza quasi “punk”, in linea con il tono irriverente della narrazione. La versatilità dello smartphone – con la sua capacità di girare in 4K, la stabilizzazione avanzata e la modalità HDR – ha permesso a Mewes di catturare scene in location reali senza il peso di attrezzature ingombranti, enfatizzando il carattere spontaneo e ribelle del progetto. Distribuito direttamente su piattaforme come Amazon e Apple TV, Madness in the Method non ha conquistato la critica unanime (ha un punteggio del 62% su Rotten Tomatoes), ma si è guadagnato un seguito tra i fan del cinema indipendente per la sua autenticità e per il coraggio di trasformare i limiti tecnici in una dichiarazione d’intenti.
6. Il Viaggio Notturno in 9 Rides (2016) di Matthew A. Cherry
Prima di ottenere l’Oscar per il cortometraggio animato Hair Love nel 2020, Matthew A. Cherry si era già distinto nel panorama indie con 9 Rides, un lungometraggio del 2016 girato interamente con un iPhone 6s. Ambientato nella notte di Capodanno a Baton Rouge, Louisiana, il film segue un autista di rideshare (interpretato da Dorian Missick) durante un turno che diventa un viaggio emotivo attraverso le vite dei suoi passeggeri. Ogni corsa – le nove del titolo – porta con sé una storia unica: da coppie in crisi a giovani in cerca di senso, fino a incontri che spingono l’autista a riflettere sulla propria esistenza.
Presentato in anteprima al South by Southwest (SXSW) Film Festival nel 2016, dove ha ricevuto elogi per la sua narrazione intima, 9 Rides sfrutta l’iPhone 6s con accessori come il Beastgrip Pro (un rig per smartphone) e lenti anamorfiche Moondog Labs, girando in 4K per ottenere una qualità visiva sorprendente per l’epoca. La regia di Cherry, sobria ma incisiva, utilizza il formato ristretto dell’abitacolo come una tela per dipingere emozioni complesse, valorizzando la naturalezza degli attori (tra cui Robinne Lee e Omar Dorsey) e l’atmosfera spontanea delle conversazioni. La scelta dell’iPhone non è stata solo economica – il budget era di circa 50.000 dollari – ma anche funzionale: la sua portabilità ha permesso di girare in una settimana, catturando la luce naturale della notte e mantenendo un’estetica realistica che amplifica l’impatto emotivo. 9 Rides è una testimonianza del potenziale del mobile filmmaking nel raccontare storie umane con profondità e autenticità, aprendo la strada al successo successivo di Cherry e dimostrando che la semplicità tecnica può tradursi in un linguaggio cinematografico potente, anche in condizioni di scarsa luminosità.

7. La Tribù (2018): il Primo Musical Mobile Spagnolo
Con La Tribu, il regista spagnolo Fernando Colomo ha portato il genere della commedia musicale nel territorio del mobile filmmaking, girando l’intero film del 2018 con un iPhone 7. Questa produzione leggera e ironica segue un gruppo di donne di mezza età, guidate dalla protagonista Virginia (Carmen Machi), che si riuniscono in una squadra di danza sincronizzata per riscattare le proprie vite dopo una serie di disavventure personali. La narrazione, arricchita da numeri musicali coreografati e dialoghi spiritosi, si sviluppa con un tono giocoso che riflette la spontaneità permessa dall’iPhone.
Colomo ha sfruttato la fotocamera del dispositivo – capace di girare in 4K a 30 fps con stabilizzazione ottica – per creare un’estetica dinamica e fresca, alternando inquadrature ampie dei balli a momenti più intimi che catturano le emozioni delle protagoniste (tra cui Paco León e Maribel Verdú). La scelta dello smartphone non è stata casuale: oltre a ridurre i costi e semplificare la logistica, ha permesso al regista di girare in location reali, come palestre e strade di Madrid, con una troupe minima, conferendo al film un sapore quasi documentaristico. Rilasciato nelle sale spagnole e successivamente su Netflix, La Tribù è stato apprezzato per il suo umorismo e la sua energia, diventando un caso studio nel cinema europeo per l’uso innovativo del mobile filmmaking. Colomo stesso ha dichiarato in interviste che l’iPhone gli ha offerto una libertà creativa senza precedenti, dimostrando che anche generi tradizionali come il musical possono essere reinterpretati con strumenti moderni e accessibili.
8. Danny Boyle e la scelta dell'iPhone 15 Pro per 28 Anni Dopo
Nel 2024, il celebre regista britannico Danny Boyle ha deciso di girare 28 Years Later, seguito della sua famosa saga sugli zombie, utilizzando esclusivamente un iPhone 15 Pro Max: questa scelta richiama la sua precedente decisione di girare 28 Days Later (2002) con una videocamera Canon XL-1, una mossa innovativa per l'epoca che contribuì a dare al film un aspetto distintivo e realistico.
Boyle ha spiegato che l'uso dell'iPhone 15 Pro Max ha permesso di ottenere una maggiore agilità nelle riprese, facilitando l'accesso a spazi ristretti e catturando angolazioni uniche, elementi fondamentali per trasmettere l'atmosfera claustrofobica e intensa del film. Inoltre si è servito di alcune caratteristiche tecnologiche uniche di questo smartphone, ad esempio la capacità di registrare video in Apple ProRes con profilo colore logaritmico a risoluzione 4K, che ha offerto una qualità d'immagine elevata e consentito maggiore flessibilità in post-produzione. Non siamo nell’ambito del cinema guerrilla, tuttavia: con un budget di 75 milioni di dollari, 28 Years Later è diventato il film più costoso mai girato con uno smartphone, segnando un ulteriore passo avanti nell'evoluzione del cinema digitale.

9. La Psichedelia The Wrong Ferarri (2011) di Adam Green
The Wrong Ferarri di Adam Green – cantante dei Moldy Peaches e figura di spicco della scena antifolk newyorkese – è un esperimento cinematografico unico, girato interamente con un iPhone 4. Questo lungometraggio di 77 minuti è una commedia psichedelica che sfugge a ogni categorizzazione tradizionale: un viaggio surreale e caotico, privo di copione, che mescola improvvisazione, dialoghi nonsense e visioni oniriche, accompagnate da una colonna sonora originale composta da Green stesso. La trama, se così si può chiamare, segue un alter ego dell’autore in un’odissea stravagante che coinvolge amici come Macaulay Culkin (in un cameo eccentrico), BP Fallon e Devendra Banhart, tra performance musicali e situazioni assurde.
L’iPhone 4, con la sua risoluzione massima di 720p e senza stabilizzazione avanzata, diventa uno strumento perfetto per l’approccio lo-fi di Green: le immagini granulari e il montaggio volutamente grezzo amplificano l’atmosfera underground e anarchica del film. Rilasciato gratuitamente online – una mossa coerente con la filosofia DIY dell’autore – The Wrong Ferarri non ha avuto una distribuzione tradizionale, ma è stato celebrato negli ambienti alternativi come uno dei primi lungometraggi a sfruttare lo smartphone per un’opera completa. Sebbene poco noto al grande pubblico, rappresenta un punto di svolta nella sperimentazione del mobile filmmaking, dimostrando come un dispositivo accessibile potesse diventare un mezzo per un’espressione artistica radicale e non convenzionale, influenzando cineasti successivi a esplorare questa strada.
10. Hooked Up (2013): il Primo Horror Found Footage con iPhone
Diretto dal regista spagnolo Pablo Larcuen, Hooked Up è un horror found footage del 2013 che si distingue come il primo lungometraggio di questo genere girato interamente con un iPhone 4S. Questo primato non è sinonimo di qualità ma di certo segna un punto di svolta nel mobile filmmaking. La trama segue due amici americani, Peter (Stephen Ohl) e Tonio (Jonah Ehrenreich), che arrivano a Barcellona per un weekend di festa dopo una delusione amorosa. Armati di uno smartphone per documentare le loro avventure, i due incontrano due ragazze in un nightclub e finiscono in una casa isolata, dove la notte prende una piega macabra: rumori inquietanti, presenze spettrali e una spirale di terrore li intrappolano in un incubo che potrebbe essere reale o soprannaturale. Prodotto da Jaume Collet-Serra (regista di successi come Orphan e Non-Stop) con un budget di appena 15.000 dollari, il film è stato girato in sei giorni in una villa abbandonata vicino a Barcellona, sfruttando la portabilità e la semplicità dell’iPhone 4S.
La fotocamera da 8 megapixel, con risoluzione 1080p e stabilizzazione base, diventa un elemento narrativo: la grana dell’immagine e la luce tremolante delle torce amplificano l’atmosfera caotica e realistica tipica del found footage, mentre il punto di vista in prima persona immerge lo spettatore nell’orrore. Larcuen ha dichiarato in un’intervista a IndieWire (2013) che l’iPhone era «perfetto per catturare l’immediatezza del terrore», eliminando la necessità di attrezzature ingombranti e consentendo improvvisazione sul set. Distribuito in DVD e VOD nel 2015 dopo una première al Sitges Film Festival, Hooked Up ha ricevuto critiche miste: alcuni hanno lodato la sua energia grezza e l’innovazione tecnica, mentre altri ne hanno criticato la trama prevedibile e i dialoghi stereotipati. Tuttavia, il film resta un esperimento pionieristico, aprendo la strada a futuri horror mobile.

Perché Girare un Film con uno Smartphone?
La scelta di usare lo smartphone per girare un film non è solo una questione di budget - anche se, Boyle escluso, in genere costa molto meno - ma una questione di stile e libertà. Lo smartphone è leggero, discreto, veloce; permette di filmare in spazi stretti, senza attirare troppo l’attenzione ed è perfetto per chi vuole un approccio più spontaneo, quasi documentaristico, alla regia. In più, abbassa la soglia d’entrata nel mondo del cinema: chiunque, oggi, può iniziare a raccontare storie anche senza permessi, tecnologie inaccessibili o grandi finanziamenti. Basta un’idea forte, un telefono e la voglia di raccontarla bene.
Io, per esempio, nel 2016 ho avuto l'opportunità di realizzare un intero videoclip musicale (Wait for You, il primo singolo di Richard Grey) con un iPhone 6s Plus, sfruttando funzionalità come time-lapse, riprese in 4K e slow motion e anche in altri miei progetti creativi mi è capitato di affidarmi allo smartphone per semplicità, limitazione dei costi, inventiva e voglia di sperimentare.
Insomma, non so se tutto il cinema del futuro sarà girato con l’iPhone, ma una cosa è certa: il “cinema mobile” è qui per restare, non rappresenta solo una moda. Si tratta di una vera e propria forma di espressione, capace di arrivare dritta al cuore delle storie e delle persone. Lo smartphone è diventato uno strumento di democrazia creativa, che mette il cinema nelle mani di tutti. Chissà nella tasca di quale regista, più o meno famoso, è il prossimo cult. Tu hai qualche idea? Scrimivimelo nei commenti.