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5 insegnamenti sul videomaking che ho imparato sul campo

12/06/2023 00:00

Vito Sugameli

Filmmaking, Freelance,

5 insegnamenti sul videomaking che ho imparato sul campo

Le 5 cose più importanti apprese grazie all’esperienza sul campo riguardano il mio modo di lavorare e le persone di cui mi circondo.

Non parlo di tecnica cinematografica e di utilizzo dell’attrezzatura:  le 5 cose più importanti apprese grazie all’esperienza sul campo riguardano il mio modo di lavorare e le persone di cui mi circondo.

C’è una cosa su cui concordano i videomaker usciti dalle scuole di cinema e quelli autodidatta (come me): nel nostro lavoro non solo non si finisce mai di imparare, ma le lezioni apprese sul set sono le più preziose. Quando metti da parte la teoria e inizi a filmare scopri che il bello è appena cominciato e che ci sono ancora un mucchio di cose da apprendere. Non parlo (solo) di tecnica cinematografica e di utilizzo dell’attrezzatura

 

Di seguito ho provato a selezionare le 5 cose più importanti apprese sul videomaking grazie all’esperienza sul campo: voglio spiegarti come mai, se stai iniziando la tua professione di videomaker, ti conviene iniziare il prima possibile a cimentarti con il mestiere.

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1. Il videomaker è colui che sa attendere

Alle volte la parte più difficile del lavoro di videomaker è proprio questa: avere pazienza e tenere pronta la camera attendendo che arrivi il momento giusto per iniziare a riprendere, facendosi guidare dall'istinto (o dal sesto senso, se la definizione vi piace di più). Questo vale principalmente per riprese durante gli eventi o per i reportage, compresi i wedding film: durante un matrimonio, per noi che facciamo wedding documentary, è importantissimo nasconderci come felini e restare all’erta attendendo la ripresa giusta. Di che cosa parlo? Di quel momento davvero spontaneo, divertente o emozionante che il nostro intuito ci dice che gli sposi vorranno rivedere sullo schermo. 

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2. Giocare d’anticipo

Un’altra cosa fondamentale che ho imparato facendo reportage è la capacità di prevedere ciò che accadrà. Si tratta non solo di anticipare il movimento fisico di un soggetto all’interno di una scena, ma - per esempio - di analizzare la luce e immaginare come questa, mutando, cambierà l’aspetto della scena. Tecnicamente i professionisti chiamano questa abilità timing, ed è una dote che si apprende solo con l’esperienza. 

 

Giocare d’anticipo è importante anche durante gli eventi – concerti, manifestazioni, sfilate - quando posizionare te, e di conseguenza la videocamera, nel punto più adatto è fondamentale per ottenere le immagini migliori. Possiamo essere espertissimi di tecnica cinematografica, comporre con estrema maestria l’inquadratura e avere investito cifre importanti in attrezzatura, ma se non siamo in grado di valutare dove e quando è meglio trovarsi per girare… rischiamo davvero di sprecare tempo (e denaro).

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3. Essere videomaker vuol dire avere visione

Su questo punto ci tengo particolarmente e mi piace ripeterlo soprattutto ai giovani professionisti, che spesso si fanno scoraggiare da colleghi con attrezzature migliori o curriculum più prestigiosi. Non è minimamente questo il punto né la discriminante tra chi svolge bene la professione e chi, invece, tira a indovinare. A fare il videomaker è lo sguardo, la visione, l’inventiva: non serve sempre avere l'attrezzatura più all'avanguardia, in certi casi si possono fare cose innovative anche con lo smartphone

 

Chi di noi, in fondo, non ha mai usato un passeggino e una videocamera attaccata con lo scotch per simulare un carrello cinematografico? Il set insegna ad avere creatività, ispira soluzioni ingegnose e dimostra che sensibilità e senso pratico sono un ottimo punto di partenza per fare cose interessatissime. 

4. Per risolvere i problemi, servono calma e creatività

Hai mai dovuto girare con poco tempo, budget limitato e risorse quantificate? Allora la metà del mestiere del videomaker lo hai già appreso! Ciò che girare insegna, infatti, è soprattutto a non fermarsi al primo ostacolo e a trovare sempre nuove soluzioni ingegnose per risolvere i problemi più disparati: videocamere che non funzionano, un temporale inatteso, un collega che prende il raffreddore la mattina stessa dell’evento e non può presentarsi. Disperarsi e perdere la calma non serve: meglio fermarsi un momento, tirare un respiro e pensare a come risolvere. 

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5. L’importanza del team 

Il cinema è lavoro di squadra, di conseguenza potere contare su un team collaborativo, entusiasta e competente è una fortuna. A insegnarmelo sono state le esperienze, quelle belle e – ahimè – anche quelle brutte. Niente primedonne, niente musi lunghi, niente approfittatori: oggi posso dire di avere capito che la squadra con cui lavoro deve essere composta da persone fidate, desiderose di spendersi per un fine comune e compatibili a me. Con quest’ultimo punto non intendo affatto dire che i miei colleghi devono essere miei cloni o che lavoro solo con chi ha il mio stesso stile, anzi: collaborare con chi ha competenze diverse dalle mie mi aiuta non solo a fare network ma anche ad apprendere sempre nuove cose. 

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E tu, invece cosa hai imparato della professione di videomaker lavorando sul campo? Scrivilo qui sotto nei commenti. E se ti ritrovi in quello che scrivo e vuoi collaborare, contattami:  sarò felice di fare due chiacchiere.