Corti sul web è la rubrica in cui analizzo i cortometraggi trovati sul web che mi hanno ispirato.
Un (piccolo) film dell’orrore può durare un minuto? Io ho sempre pensato di sì, anche meno. E il cortometraggio Tuck me in mi dà ragione. La prima volta che l’ho visto sono rimasto letteralmente folgorato per la capacità degli autori di costruire una storia che funziona a partire da un’idea semplice e originale, dove il turbamento dello spettatore si costruisce passo passo grazie a un’atmosfera perturbante. Ti ho incuriosito?
Di che cosa parla il corto Tuck me in
Lo ammetto: le storie horror, thriller e gotiche in cui il protagonista è un bambino hanno su di me un effetto dirompente sin dai tempi di Shining e Il sesto senso. L’innocenza dei più piccoli è, in effetti, qualcosa da cui è molto interessante partire per creare trame di rovesciamenti, doppi, misteri. In qualche modo, Tuck me in ha tutte queste cose.
Diretto da Ignacio F. Rodo e scritto da Juan J. Ruiz, questo cortometraggio da pelle d'oca prende il via da un evento comune a molte famiglie e apparentemente innocuo: il momento in cui la sera per i bambini viene il momento di andare a dormire e ai genitori tocca metterli a letto.
Tuck me in inizia proprio così: un papà entra nella stanza del suo figlioletto, Alex, per rimboccargli le coperte (tuck me in). Quando il bambino è ben accucciato sotto le lenzuola, dopo il bacio della buonanotte, ricorda al padre di controllare sotto il letto che non ci sia un mostro. Il papà si piega a controllare e sotto il letto trova… ancora Alex. Stavolta suo figlio è sdraiato, e gli dice poche parole: «Papà, c'è qualcuno nel mio letto».
Il doppelgänger non passa mai di moda
Avete mai sentito parlare di doppelgänger? È un termine tedesco traducibile non esattamente con sosia ma più che altro come doppio, replica. Nella letteratura, nel cinema questo motivo è stato utilizzato da punto di partenza per molte storie in cui il protagonista si trova a confrontarsi con una seconda versione di sé: spesso questa è maligna (come ne Lo strano caso del Dr. Jekill & Mr. Hyde), altre volte è un alter ego (Enemy di Denis Villeneuve) oppure un riflesso identico di sé con il quale condivide la personalità (The Prestige di Cristopher Nolan). Sul doppelgänger si basa tutto Tuck me in.
Lo sgomento del padre protagonista del corto sta tutto nel trovarsi di fronte due versioni di suo figlio, una nel letto, una sotto. Il modo in cui il corto è girato lascia del tutto aperta l’interpretazione: chi è Alex, il bambino avvolto dalle coperte o quello terrorizzato sotto il letto? E, di conseguenza, chi è il doppelgänger, il secondo corpo mostruoso? A turbarci, ovviamente, è il dubbio che il corto insinua ma non risolve.
Cinema in un minuto
Quando si inizia a girare il cinema indipendente, è tipico che uno dei primi generi con cui ci si cimenti sia l’horror. Costa poco, si realizza con niente, è divertente e lascia spazio all’immaginazione. Nella mia esperienza mi è capitato spesso, in fase di brainstorming e scrittura della storia, di ascoltare un’obiezione ricorrente: «Ma come si fa a raccontare la storia che ho in mente in poco tempo?» oppure «È impossibile fare cinema in meno di mezz’ora». Ecco, Tuck me in è l’esempio che porto sempre a chi manifesta questa preoccupazione: è a tutti gli effetti un piccolo film, che dura sessanta secondi.
Vincitore del Filminute (concorso internazionale di cortometraggi che premia film della durata massima di un minuto), Tuck me in è presto diventato virale su Youtube. Una storia dell'orrore in un minuto, con solo due personaggi e un paio di ottime battute di dialogo assestate alla perfezione. Alla base di tutto un’idea davvero ispirata che, quando il corto finisce, ti lascia lì con una semplice domanda nella testa: «Perché non ci ho pensato io?»
Conoscevi questo cortometraggio? Se ti piace l'horror o se conosci corti che, come Tuck me in, riescono a raccontare una storia appassionante in un minuto scrivimi la tua opinione nei commenti qui sotto o contattami. Chiacchieriamo!