Ho partecipato al mio primo vero workshop di fotografia e videomaking in presenza nel 2022: The Dreamers Island, a Marettimo. Un workshop storico sulle Egadi giunto alla sua tredicesima edizione. Ve lo racconto.
Imparare è la più umile forma di intelligenza. Ci pone davanti ai nostri limiti e ci rende determinati a superarli, partendo dal presupposto e dalla volontà di dimostrare (soprattutto a noi stessi) di avere qualcosa da dire: perché è troppo facile nascondersi nell’ombra dopo la mezzanotte, nella solitudine del nostro lavoro quotidiano, convinti di sapere già tutto quello che occorre. I saggi dicono che non si finisce mai di imparare. «Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto»: è una citazione di Vincent Van Gogh che ho deciso di accogliere nella mia vita. Quantomeno ci provo, a superare i miei limiti.
E come può un filmmaker, videografo o fotografo che sia, superare ì propri di limiti se non imparando dai migliori? Proprio per questo scopo ho partecipato al mio primo workshop in presenza nel 2022, The Dreamers Island, a Marettimo, e adesso ho capito una cosa: che non potrò più farne a meno. In questo articolo vi voglio raccontare la mia esperienza indimenticabile da allievo, in mezzo a dei veri maestri (colleghi compresi).
The Dreamers Island, cosa ho imparato al workshop di Marettimo
L’esperienza a Marettimo mi ha insegnato e fatto scoprire moltissime cose, che in parte avevo dimenticato di coltivare preso dalla frenesia del lavoro di tutti i giorni. A iniziare dalla ricerca della bellezza, nel suo senso più profondo, che ho ritrovato grazie agli insegnamenti di Toni Thorimbert, reporter, ritrattista, affermato fotografo di moda e art director, e Francesco Faraci, l'antropologo della fotografia da cui ho appreso il concetto di «osservare con tutti e cinque i sensi».
Ho imparato a leggere nel matrimonio non soltanto la luce ma soprattutto le ombre, grazie a Peter Jurica, un Wedding Editorial Photographer il cui stile unico è immediatamente riconoscibile. Ho capito da Giuseppe Piserchia, videografo che gira il mondo per raccontare storie e documentare matrimoni al pari di avventure indimenticabili, che il talento di un creativo deve sempre essere supportato da un’efficace strategia di marketing e dalla fiducia in noi stessi.
Difficile dimenticare il ruolo dell’istinto e dell’osservazione negli insegnamenti di un fotoreporter di raro talento come Tony Gentile; ma anche la profondità e la conoscenza di Angelo Turetta, fotografo di scena che ha lavorato tra i principali palcoscenici del teatro d'avanguardia e i sets del cinema, seguendo temi sociali e di attualità. Infine mi ha commosso la metodologia, il senso del sacrificio e la devastante commozione scaturita dalla visione dei lavori del Documentary Photographer Fausto Podavini.
Per ovvie ragioni la presenza del direttore della fotografia Enzo Carpineta e del regista Emanuele Crialese mi hanno destabilizzato: a loro devo gli insegnamenti più grandi, alcuni oggetto delle loro preziose masterclass ma altri taciuti e per me comunque evidenti. Li custodisco tutti dentro di me. Grazie maestri, grazie compagni di viaggio. E grazie a Sergio Cancelliere, fotografo trapanese e promotore del workshop, per aver fatto emergere la magia di quest’isola.
Il workshop di Marettimo: un'esperienza nell'esperienza
Sembrerà banale ma non lo è: poter condividere il sole, il mare, il cibo, la musica, il tempo e lo spazio con così tanti maestri di vita, colleghi e professionisti di "altissimo livello", uniti da un interesse comune, non ha prezzo. Poter ascoltare le loro storie, intuire le loro fragilità e gioire dei loro successi è stata un’esperienza nell’esperienza.
Il workshop di Marettimo mi ha colpito nel profondo: lo ammetto, inizialmente mi aspettavo di imparare virtuosismi con la mirrorless e trucchetti con Premiere Pro (e già sarei stato contento), mentre sono tornato a casa con la memoria della mia Sony A7SIII ancora vuota, sopraffatto da emozioni contrastanti e da un senso di vuoto impossibile da spiegare. Per l’intera durata dell’evento non ho mai avuto altro desiderio che leggermi dentro, riflettere sul mio lavoro, sulla mia concezione del mestiere e della creatività, sui miei obiettivi e sulle ambizioni. Forse è per la prima volta, da quando svolgo questa professione, che mi succede.
Per me il workshop di Marettino è stato prima di tutto un viaggio interiore: ho dovuto lottare contro la mia introversione, ho imparato a gestire l’isola dentro di me prima di vivere quella che mi stava attorno. Dopotutto è la voglia di superare il confort zone, la fame di conoscenza, la curiosità a posizionarci sempre davanti alla domanda delle domande: chi siamo davvero? Dopo diversi giorni credo di aver raggiunto una conclusione: sono un filmmaker con troppe passioni, un sognatore di professione. E oggi più che mai, desideroso di esplorare la bellezza.
Non voglio esagerare troppo con i sentimentalismi, ma spero di avervi trasmesso il mio entuasiamo per questa esperienza e la mia passione. Se vuoi saperne di più sul mio lavoro e sul mio modo di concepire la professione, sarò felice di spiegarti il mio metodo.
Le fotografie presenti in questo articolo sono di Ivan Puglisi, Valentina Pellitteri, Graziella Cassalia, Giuseppe Piserchia.